Quest’anno si è arrivati alla settima edizione del convegno che si tiene annualmente a Bressanone dal titolo “Recente Advances in Clinical and Experimental Research on Dementia and Neurodegenerative Disorders”. L’evento, che si è tenuto dal 23 al 25 gennaio, rappresenta un interessante unicum nel panorama italiano, a partire dalla scelta di utilizzare l’inglese come lingua ufficiale fino ad arrivare alla caratura degli oratori.
Il congresso ha preso il via, come da tradizione, con la Contamination Session il cui scopo è quello di allargare il punto di vista dei presenti, mettendoli in contatto con altre discipline; si è passato dalla paleoneurologia e l’importanza dell’evoluzione del lobo parietale nell’essere umano alla veterinaria con l’evoluzione filogenetica della malattia di Alzheimer nel mondo animale. Altri interventi si sono focalizzati sull’associazione tra infezioni e rischio di sviluppo di malattia di Alzheimer e la possibilità del “mind uploading”, ovvero l’ipotetico processo del trasferimento o della copia della mente cosciente da un cervello all’altro.
Il Prof Richard Lathe, biologo dell’Università di Edinburgo, ha spiegato che alcune proteine patologiche che si depositano nelle malattie neurodegenerative sembrano avere un ruolo come agenti antibatterici; la funzione di queste antiche proteine, filogeneticamente molto conservate, è stata dimostrata in vitro essere correlata all’immunità innata, a difesa dall’invasione del sistema nervoso centrale da parte di agenti infettivi, e sembra collegata all’ipotesi infiammatoria dell’origine di molte malattie neurodegenerative. Il Dott. Tomás Ryan, ricercatore presso il Trinity College Institute of Neuroscience di Dublino, ha spiegato quali sono le basi teoriche per un processo di trasferimento della mente. Utilizzando le ultime ricerche scientifiche del suo gruppo e di altri gruppi internazionali, ha cercato di definire quali sono i più essenziali elementi da dover copiare in un teorico processo di trasferimento della mente. Si è infatti focalizzato sull’engramma della memoria, cioè l’ipotetico elemento neurobiologico che consentirebbe alla memoria di ricordare fatti e sensazioni immagazzinandoli come variazioni biofisiche o biochimiche nel tessuto del cervello e di altre strutture nervose, una sorta di traccia mnemonica che si organizza nel sistema nervoso come conseguenza di processi di apprendimento e di esperienza. Ha dimostrato, tramite metodiche di optogenetica, come marcare e successivamente rievocare delle esperienze coscienti in alcuni modelli animali per poi concludere con un recente studio sul trasferimento di una memoria da un essere vivente all’altro tramite il passaggio di RNA estratto dal sistema nervoso centrale dell’animale. La comprensione approfondita di tali processi potrebbe avere enormi risvolti dal punto di vista terapeutico, basti pensare al possibile rispristino di memorie nei pazienti affetti da demenza o in seguito ad amnesia.
La mattina successiva è stata occupata da un esperimento effettuato sui partecipanti riguardante l’orientamento topografico che contemplava una parte “sul campo”: i soggetti dello studio sono stati sottoposti ad una prova di orienteering tra le strade di Bressanone.
Le metodiche avanzate di neuroimmagini hanno rivestito un ruolo importante durante i vari simposi, in particolar modo la fMRI e la PET ed i suoi traccianti sperimentali: Tau e TPSO. Quest’ultimo rappresenta un ligando specifico per una proteina mitocondriale ed è un marcatore specifico dell’attivazione della microglia cerebrale.
La sera di giovedì ha visto protagonista il prof. Dubois (Parigi), uno dei più importanti esperti di fama mondiale, che ha presentato in anteprima assoluta la proposta di nuovi criteri classificativi per la malattia di Alzheimer. La discussione sul confronto tra gli ultimi criteri sulla malattia di Alzheimer (IWG e NIAA) è stata comunque estremamente interessante ed ha permesso di porre molte domande sulla nostra concezione della malattia (un soggetto asintomatico amiloide positivo è affetto da AD?) e su come identificare la migliore platea per testare eventuali farmaci in grado di modificare il decorso di malattia direttamente ad uno degli ideatori dei criteri classificativi della malattia di Alzheimer.
L’ultimo giorno ha visto invece protagonisti diversi argomenti quali la neuroinfiammazione nelle patologie neurodegenerative, la genetica degli ultracentenari come modello per un invecchiamento di successo, approfondimento degli aspetti clinici dell’Afasia Primaria Progressiva da parte di uno dei principali esperti mondiali sulla materia, il prof. Bak (Edimburgo) e le ultime importanti scoperte a livello genetico sulle malattie del sistema extra-piramidale, quali la demenza a corpi di Lewy e la malattia di Parkinson.
Per una disamina più accurata degli argomenti citati nell’articolo vi ricordo che è disponibile la registrazione di tutti gli interventi del congresso sul sito www.sindem4juniors.it.
Andrea Plutino, Ancona