Il miglior articolo del mese è un progetto del consiglio direttivo SIN ed è coordinato dai prof. Schenone (Genova) ed Albanese (Milano). 6 giovani neurologi, rappresentanti delle tre macroaree geografiche italiane, dovranno proporre ogni mese due articoli, uno a prima firma di un collega straniero ed uno a prima firma italiana, che ritengono essere quelli di maggiore impatto in neurologia. Una giuria selezionerà ogni mese un vincitore internazionale ed uno italiano e gli articoli saranno resi disponibili sul sito SIN (http://www.neuro.it/)
Sei interessato a partecipare? inviaci la tua candidatura o contatta il rappresentante della tua scuola di specializzazione.
Ecco le proposte INTERNAZIONALI di questo mese
1. GIULIA PAPARELLA (Roma Sapienza): Comparative risk of major congenital malformations with eight different antiepileptic drugs: a prospective cohort study of the EURAP registry. Tomson T, et al; EURAP Study Group. Lancet Neurol
Studio di coorte longitudinale, prospettico basato sul registro internazionale EURAP. Sono state valutate per il rischio di malformazioni congenite maggiori 7355 gravidanze, esposte a 8 differenti farmaci antiepilettici al momento del concepimento, poi seguite in follow-up ogni trimestre, alla nascita e un anno dopo la nascita. Attraverso un’analisi multivariata di comparazione tra la dose di farmaco assunta al momento del concepimento e il verificarsi di malformazioni congenite maggiori, gli autori hanno identificato un rischio dose dipendente per lamotrigina, carbamazepina, acido valproico e fenobarbitale. Inoltre hanno evidenziato un rischio alto a dosi anche molto contenute (<650 mg/die) per l’acido valproico, comparabile solo a quello legato ad alte dosi di carbamazepina e lamotrigina. Il rischio più basso in assoluto è stato identificato per lamotrigina a basse dosi (<325 mg/die). Infine, questo è il primo studio su una larga corte di pazienti che ha fornito dati di teratogenicità per levitiracetam e oxcarbazepina in monoterapia. Lo studio è ben disegnato e con un follow-up di durata adeguata. I dati sono esposti in maniera chiara e attraverso tabelle che aiutano nella lettura. Lo studio possiede un forte impatto clinico, poiché fornisce informazioni rilevanti ai neurologi che si trovano ad affrontare una problematica frequente e di grande importanza.
2. MONICA MARGONI (Padova): Expanded autologous regulatory T-lymphocyte infusions in ALS. Thonhoff JR et al. Neurol Neuroimmunol Neuroinflamm
Credo che questo articolo, del gruppo di Boston, apra una finestra sulle possibilità terapeutiche nella SLA. Infatti, sebbene i pazienti trattati siano solo tre, una infusione con expanded autologous Treg ha rallentato la patologia sia nella forma ad esordio bulbare, sia nelle forme con leg e arm-onset con aumento della sopravvivenza, senza riscontro di effetti collaterali. Credo che i risultati di questo studio necessitino di un trial in fase 2, randomizzato, placebo-controlled per testare efficacia clinica, sicurezza e tollerabilità a diversi dosaggi di T-regs in un maggior numero di pazienti. Inoltre sarà interessante valutare se la progressione risulterà rallentata una volta interrotta la terapia. Sicuramente rappresenta un importante tentativo terapeutico, soprattutto nelle forme ad esordio bulbare la cui prognosi rimane ad oggi ancora rapidamente infausta.
3. FRANCESCO BAX (Udine): Spatiotemporal distribution of fibrinogen in marmoset and human inflammatory demyelination. Lee NJ et al. Brain
Lo studio getta nuova luce sul ruolo già noto del fibrinogeno nelle lesioni demielinizzanti descrivendone però in maniera precisa il pattern di deposizione spazio-temporale. Forza dello studio è sicuramente la possibilità di utilizzare un modello clinico sperimentale di MS (l’EAE) permettendo un correlato radiologico e neuropatologico della modalità con cui il fibrinogeno si deposita durante la formazione della placca. Emerge inoltre una potenziale ricaduta clinica, ossia il ruolo diagnostico del fibrinogeno come marcatore di demielinizzazione precoce/subclinica ed infiammazione cronica nelle lesioni demielinizzanti. Infine, lo studio pone le basi per lo sviluppo di farmaci che interferiscano con la deposizione del fibrinogeno – per esempio bloccandone il legame al recettore CD11b presente sulla microglia – riducendo così il grado di demielinizzazione.
4. RAFFAELE ORNELLO (L’Aquila): Association of Excessive Daytime Sleepiness With Longitudinal β-Amyloid Accumulation in Elderly Persons Without Dementia. Carvalho DZ et al. JAMA Neurol.
Un argomento è di sicuro interesse, in quanto trova una base quantitativa e sperimentale all’ipotesi dell’accumulo di proteina amiloide nell’encefalo di pazienti con eccessiva sonnolenza diurna. La numerosità dei pazienti è alta rispetto a studi simili e i dati sono piuttosto robusti fornendo una possibile spiegazione all’associazione tra disturbi del sonno e lo sviluppo di demenza.
5. BIANCA ORLANDO (Bari): Reduced cellularity of bone marrow in multiple sclerosis with decreased MSC expansion potential and premature ageing in vitro. Redondo J et al. Mult Scler
Alla luce dei pochi studi che esplorano l’ambiente stromale del midollo osseo dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla, gli autori di questo interessante lavoro sono riusciti a condurre un’approfondita analisi sul fenotipo midollare dei pazienti con varie forme SM dimostrando con chiarezza le drastiche differenze rispetto al microambiente midollare dei soggetti di controllo. Finora ci si era concentrati sulla neurodegenerazione come conseguenza della infiammazione cronica: questo studio pone l’accento su fattori contributivi aggiuntivi, che potrebbero essere ricondotti ad alterazioni dell’ambiente midollare. In particolar modo gli autori hanno analizzato forme di SMPP in pazienti mai stati sottoposti a terapia immunosoppressiva/immunomodulante. Il lavoro offre ottimi spunti per il riconoscimento del potenziale riparativo delle cellule mesenchimali. I dati potrebbero essere utilizzati anche nel contesto di un’ampia varietà di condizioni patologiche, rinnovando così l’interesse per il compartimento stromale del midollo osseo, non unicamente nel campo della Sclerosi Multipla.
6. LORENZO CIPRIANO (Napoli Vanvitelli). Inhibition of miR-141-3p Ameliorates the Negative Effects of Poststroke Social Isolation in Aged Mice. Verma R. et al. Stroke
Alta l’originalità del lavoro in quanto, sebbene sfrutti risultati già ottenuti da precedenti studi condotti sui topi, per la sovra-espressione di miRNAs nel periodo post stroke, analizza questi stessi risultati in una chiave di lettura differente, puntando al risvolto clinico che tali risultati potrebbero avere in relazione al contesto sociale in cui l’animale ( ed eventualmente l’uomo) si trova nel periodo post infartuale . È rilevante, inoltre, la scelta dei topi “aged” perché orienta lo studio verso un gruppo di animali più suscettibili alle modifiche che l’ambiente induce sull’espressione sia dei miRNAs che della pletora di citochine e fattori pro-infiammatori. Dal punto di vista metodologico lo studio, nonostante non risulti eccessivamente complesso ( ma tutt’altro che semplice e banale) nella sua esecuzione ed/o programmazione né abbia richiesto un tempo troppo lungo per la sua attuazione, è indubbiamente ben condotto e sono dettagliatamente descritti i vari procedimenti che lo hanno caratterizzato. Lo studio, infine, come possibile utilità clinica (ed è forse il punto di forza dell’articolo) sembra poter offrire grandi prospettive, sempre che questi stessi risultati vengano confermati in esseri umani post-infartuati. Se così fosse, si potrebbe ridurre sia la mortalità ma soprattutto la morbilità post-stroke.