Venerdì si è conclusa la prima edizione della Summer School ‘Health and Wealth applied neurosciencs 2019’ organizzata dal professor Padovani e dai suoi collaboratori Borroni, Benussi e Pilotto. Un’occasione che nasce dal desiderio di stimolare il dialogo tra massimi esperti delle patologie Alzheimer (AD) e Parkinson (PD) e i giovani clinici, ricercatori e tecnici che si affacciano allo studio di queste materie. Ad assicurare l’efficacia del format sono state la generosità dei professori nei loro insegnamenti e il costante stimolo di Padovani alla discussione di gruppo, alla condivisione delle proprie curiosità e al ‘pensare fuori dagli schemi’. Benché non sempre sia risultato facile, per i circa trenta discenti, esprimere la propria acerba opinione personale, di fronte al panel di esperti, l’utilità e la qualità dell’esperienza hanno superato abbondantemente le aspettative. Il programma di cinque giorni di presentazioni di alto livello scientifico, intervallate da discussioni dai toni a tratti accesi, ha permesso la disamina delle patologie AD e PD da ogni angolazione: basi biologiche e genetiche, diagnostica imaging e markers biologici, clinica e prospettive terapeutiche. Diversi i nomi degli esperti stranieri e numerosi anche gli italiani all’estero rientrati per l’occasione. A gusto personale, particolarmente originali ed entusiasmanti sono apparsi i dati ‘unpublished’ presentati da Nicholas Ashton dell’Università svedese di Gothenburg; da questi emerge infatti un’affermazione sempre più preponderante della proteina tau nella patogenesi dell’AD, alimentando in tal modo la credibilità delle teorie di quei ‘detrattori dell’amiloide’ che vedono tra A (amiloide) e T (tau) non una consequenzialità, quanto piuttosto una contemporaneità di accumulo. Eccellente anche la presentazione della professoressa dell’università di Sheffield, Venneri in tema di markers clinici di diagnosi precoce: quanti sanno che la pochezza semantica dell’ultimo libro della scrittrice Iris Murdoch non è un espediente letterario, ma la concreta e anticipatoria manifestazione del suo Alzheimer? Esempi letterari a parte, solide evidenze scientifiche dimostrano come non solo la memoria episodica, ma anche quella semantica, siano significativamente alterate nei pazienti con mild cognitive impairment (MCI) che convertiranno ad AD. In un’epoca storica di predominio dell’approccio prettamente biologico alla diagnosi di AD, occorre non dimenticare l’importanza della clinica ed il contributo sostanziale della neuropsicologia (NPS) alla definizione di malattia: i test NPS del futuro saranno disponibili su app validate su centinaia di migliaia di individui (se volete conoscerne una, date un occhio al gioco ‘Sea Hero Quest’).

Dall’importante risvolto pratico, inoltre, le presentazioni sul PD di Antonini e Pilotto: occorre riconsiderare le potenzialità dell’imaging convenzionale e prepararsi ad adottare metodiche più inconsuete, ma dall’altissimo potenziale (mi riferisco in particolare alla scintigrafia cardiaca nella Lewy Body Dementia, LBD).

Sempre in tema di PD, un’ulteriore coppia di eccellenti relatori, la professoressa Cenci (altra italiana all’estero) e il professor Poewe di Innsbruck, hanno presentato ‘variazioni sul tema’ terapie disease-modyfing: il panorama di oggi appare ricco di aspettative e novità, almeno quanto quello delle nuove cure (o meglio, tentativi di -) contro l’AD. Impossibile concludere questo report senza citare l’entusiasmo del Professor Passamonti (nuovamente un italiano a Cambridge), che ha alimentato costantemente il dibattito nella conclusione di ogni sessione: da lui, oltre alle potenzialità dell’imaging funzionale, abbiamo recepito l’importanza della passione per la ricerca.

Infine il Professor Padovani, l’organizzatore e promotore entusiasta dell’evento, che come in ogni performance che si rispetti, viene qui last but not least: la sua presentazione sullo stato dell’arte della ricerca sulla terapia contro l’AD ci ha offerto spunti originali sul modo di guardare al futuro in un’ottica lungimirante e, se possibile, anche ottimistica. Un grazie conclusivo va proprio a Padovani ed al suo gruppo, ospiti ineccepibili, che ci hanno fatto apprezzare Brescia, cittadina intrisa di storia e ricca di bellezze, anch’essa decisamente sopra le aspettative. 

Benedetta Storti, Milano Bicocca

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